lunedì 7 maggio 2007

Pene e responsabilità?...Facoltative...

Il costume italiano, negli ultimi anni, è passato da modelli di firme a...divieti di fermi. Con le dovute cautele delle eccezioni possiamo solo constatare che reti mediatiche ed istituzioni puntano ad una riduzione sistematica delle responsabilità, sia dei singoli che dei gruppi.

Dopo una messa a fuoco dello scalpore per una tragedia, dopo per gli aggiornamenti per la caccia all’uomo, dopo il mostro in prima pagina, subentra il rovescio della medaglia, con la ricerca della comprensione e del perdono dell’evento prima ancora delle sue cause...

Nell’arco di pochi giorni, la sentenza sul delitto di Cogne ha lasciato spazio all’uccisione nella metro di Roma di Vanessa Russo, e le posizioni a dir poco progressiste verso le responsabili della sua morte. Per quale motivo i familiari dovrebbero concedere il perdono? Un repentino pentimento delle loro azioni? Eppure, invece che costituirsi, queste due donne stavano preparando la propria fuga verso la Spagna.

D’altronde, non è una novità che stanno scomparendo le confessioni alla Tenente Colombo: messi di fronte ad indizi e prove, i colpevoli dei reati più gravi trovano il maggior numero di scappatoie possibili nei confronti della legge, oltre che verso la propria coscienza.

Ci troviamo così a discutere dell’intenzionalità del piantare un ombrello in un occhio, come quella di un anno fa nella premeditazione di uccidere un bambino sequestrato, o della capacità di intendere e di volere per sterminare vicini di casa e familiari, come se una possibilità di appello bastasse a rassicurare la società, ricordargli sottovoce che in fondo è buona e caritatevole, che chi è cattivo non ne è parte integrante, oppure che vi è comunque parte non è realmente cattivo ma solo stato sfortunato nel corso della vita, folle quanto basta a garantirgli il passaggio attraverso il purgatorio, noncuranti che la maggiore sfortuna è stata quella delle vittime.

Non solo non si pensa a queste, ma nemmeno si considera che il perdono, religioso o laico che sia, non soltanto una prova di vita drammatica per chi si appresta a darlo, ma è anche una forma di apprendimento per il colpevole che passa per dovuti tempi e modi, una possibilità di riscatto da sudarsi con ben più di 7 camicie.

Invece ci stiamo imbattendo in un buonismo che assolve tutto e tutti, un blob in grado di inglobare idealmente sia l’indulto che le moratorie internazionali su crimini e criminali altrui(come se il nostro modello giudiziario funzionasse), in grado di annullare ed al tempo stesso de-idealizzare il concetto di “colpa” diluendolo in pochi giorni passando dai titoli di testa ai trafiletti in quindicesima pagina.

Intanto le stesse persone che vedono negli uomini di chiesa l’espressione del medioevo si fanno venire i lucciconi agli occhi quando uno di questi nomina quelle otto lettere altisonanti, ed è in quei momenti che dovremmo domandarci se non si stanno creando nuove premesse per far piangere ancora chi in paradiso ci andrebbe comunque.

venerdì 4 maggio 2007

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SULLA TURBOGAS DI PONTINIA

La seguente è l'Interrogazione Parlamentare sostenuta dal vice-presidente della Camera Giorgia Meloni e dal Presidente della Commissione Ambiente Fabio Rampelli sull'allucinante progetto della Turbogas nei pressi di Mazzocchio:


MELONI e RAMPELLI. “Al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; al Ministro dello Sviluppo Economico. – Per sapere – premesso che:


Negli ultimi tempi si assiste ad un proliferare insensato di progetti mirati all’aumento di produzione di energia elettrica per incrementare utili e consumi a discapito delle comunità locali;

la realizzazione di una centrale turbogas nell’area industriale di Mazzocchio, nel territorio del comune di Pontinia (Latina), ne è solo l’ultimo esempio dopo quello relativo alla centrale che sorgerà nella zona di Campo di Carne, nel comune di Aprilia;

la futura centrale avrà una potenza pari a 400 Megawatt e sarà costruita su un territorio già particolarmente compromesso da un punto di vista urbanistico-ambientale e senza che siano state adottate, da parte delle amministrazioni locali, tutte le misure idonee a tutela della salute dei cittadini e a salvaguardia dell’ecosistema ambientale;

il lotto su cui sorgerà l’impianto è di complessivi 50.000 mq (cinque ettari); il gas metano che brucerà è pari a 160.000 Sm3/h; sarà costituito un elettrodotto di 6,5 Km sino alla centrale di smistamento di Sezze Scalo, e un metanodotto di 7,3 Km; si prevede, inoltre, la realizzazione di un rilevamento di materiale di cava per circa 2-3 metri sul livello del mare (attraverso 60.000 m3 di materiale); il camino principale avrà un’altezza di 60 metri;

il progetto era stato presentato nel maggio del 2002 dalla società <>, a cui era subentrata il 20 dicembre dello stesso anno la <> del gruppo ACEA, incorporata poi in <> in data 29 settembre 2005, divenuta ora, a tutti gli effetti, titolare del progetto;

con tale centrale, la Regione Lazio, a fronte di una produzione già ampiamente eccedente rispetto al fabbisogno, arriverebbe a produrre circa 14.000 Megawatt di energia, cioè quasi un quinto dell’intero fabbisogno nazionale;

si prevede che il nuovo impianto di Pontinia possa immettere nell’atmosfera una quantità di calore a temperatura altissima, di gas combustibili e sostanze chimiche altamente inquinanti;

la stima è di circa 1 milione di tonnellate all’anno di biossido di carbonio, 1350 t/anno di ossidi di azoto, 750 t/anno di anidride solforosa, 670 t/anno di monossido di carbonio, 150 t/anno di benzene, 1400 t/anno di altri idrocarburi, 20 t/anno di formaldeide, 50 t/anno di ammoniaca, 310 t/anno di polveri fini ed ultra fini;

una ricerca condotta qualche anno fa dall’Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività del Consiglio Nazionale delle Ricerche aveva già dimostrato come le nuove centrali a turbogas per la produzione di energia elettrica siano altamente inquinanti e pericolose per la salute dell’uomo;

il consumo dell’acqua della centrale di Pontinia sarà di circa 200.000 metri cubi annui (28 m3/h); milioni di litri d’acqua saranno per questo prelevati dagli acquedotti e dalle falde acquifere aggravando ulteriormente lo stato idrogeologico del territorio;

occorre poi tenere conto delle possibili gravi conseguenze per l’agricoltura, la zootecnia, le colture tipiche locali e biologiche; le polveri sospese, infatti, provocano la formazione di nebbie e nuvole, favorendo il verificarsi dei fenomeni delle piogge acide;

i cittadini di Pontinia fortemente preoccupati della realizzazione del progetto, non sono stati consultati nella fase introduttiva del procedimento, come previsto dalla normativa comunitaria vigente;

gli studiosi ritengono che l’approccio attualmente seguito per ottenere l’autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti si riveli inefficace per valutare l’inquinamento da polveri di centrali a gas che producono articolato di piccola taglia;

sull’autorizzazione ministeriale (d. m. 5 dicembre 2005) grava un contenzioso giurisdizionale che potrebbe concludersi con il suo annullamento;

se il Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenga opportuno sospendere la procedura autorizzatoria a suo tempo avviata, riesaminando la compatibilità ambientale del progetto in esame, anche tenuto conto del fatto che nel frattempo sono mutati i presupposti e le valutazioni che avevano a suo tempo legittimato il rilascio del parere positivo;

se il Ministro dello sviluppo economico non intenda evitare di emettere la concessione unica alla costruzione della centrale di Pontinia;

se i Ministri interrogati non ritengano opportuno convocare, in tempi brevi, un tavolo di concertazione con gli enti locali, le parti interessate ed esperti in materia al fine di monitorare l’andamento del procedimento e di prendere iniziative condivise, nel rispetto dell’ambiente e della salute pubblica.”

domenica 15 aprile 2007

Il paese dei balocchi...per chi non li merita

Affermiamolo subito, senza girarci troppo attorno o lasciare adito interpretazioni ambigue che non corrispondono all’evidenza: a livello istituzionale nell’ultimo anno noi italiani siamo passati spesso per degli imbecilli. Senza troppi sforzi, senza spettegolezzi da mercato, sono risultati più che sufficienti le incoerenti posizioni in politica estera e le loro conseguenze. Senza scomodare certe idee ante litteram sulla pace ed i mezzi su come ottenerla, basta osservare un paio di recenti episodi per considerare come la nostra impronta istituzionale di imbecilli si rinomata all’estero e tra gli stranieri in Italia.

La storia di Mastrogiacomo e le sue pieghe più truci hanno svelato quanto la nostra debolezza non sia un mistero per gente abituata a trattare (e bistrattare) con le vite umane. A questo possiamo aggiungere l’incapacità di Prodi e D’Alema di utilizzare le risorse che uno stato ha per il benessere dei propri cittadini: non il consolato, non l’unità di crisi della Farnesina, e nemmeno i servizi segreti che in varie circostanze hanno fatto la differenza, ma Gino Strada, la massima autorità di un’associazione che pubblicamente disprezza sia i motivi per i quali il nostro esercito si trova lì che tutto quello che ne deriva...c’è da sorprendersi che il risultato “umanitario” della transazione sia stato la morte dei due accompagnatori del giornalista, la scarcerazione di 5 guerriglieri e l’arresto di un suo collaboratore? Se a tutto questo aggiungiamo il veleno che ha scaricato sullo stesso Prodi...un mediatore come lui vi darebbe fiducia come amministratore del condominio?

Dati i freschi precedenti, è inutile ricordare a quale nazione appartengono i soldati bersagliati dai terroristi per ottenere dei facili successi politici...

L’altro episodio coincide con gli incidenti creati dalla comunità cinese di Via Sarpi a Milano, originati dal non voler pagare una multa. I rivoltosi hanno mostrato orgogliosi la bandiera della Repubblica Popolare Cinese, un posto dove quando si finisce in galera la chiave della cella viene buttata via per molto meno. Oltre ad incoraggiare vivacemente questi buontemponi a tornarsene nella loro amata patria, sarebbe curioso interrogarli sul loro concetto di “integrazione”, e la differenza che intercorre tra questa e l’idea che possano esistere delle zone franche dove una etnia possa acquisire dei diritti ma non dei doveri verso lo stato ospitante.

Anche in questo caso la sinistra cosa fa? Straparla a mezzo stampa, lamentandosi della repressione da parte delle forze dell’ordine confondendo le cause con le conseguenze.

In entrambi i casi, dire che amiamo far rispettare i nostri diritti, dentro e fuori l’Italia, è puro sarcasmo. In entrambi i casi, dentro e fuori l’Italia, gli stranieri che credono (e riescono) a vivere ed agire al di fuori di regole universalmente condivise sentono di poter contare su alcuni nostri connazionali, indefessi anti-italiani ed anti-occidentali in nome di una divinizzazione di comportamenti culturali ed antropologici alternativi ai nostri. Non si perdona un’esecuzione capitale di uno stato, giustamente deprecabile, ma si sorvola su attacchi-kamikaze e sgozzamenti di civili inermi.

Nell’Italia, il paese dei balocchi, questi possono essere raggiunti da chi non ne merita nemmeno l’ombra, se non addirittura esportati fregandosene dei “dazi” da pagare verso le altre identità nazionali.

Globalizzazione o meno, è proprio vero che il battito d’ali d’una farfalla possa teoricamente innescare una tempesta dall’altra parte del mondo. Tuttavia, senza nulla proferire verso le regole della natura, ci sentiremmo più sicuri se certi applausi, più di un battito d’ali, non contribuissero all’aumento di vetrine devastate e di morti innocenti.

domenica 8 aprile 2007

Quando il buonsenso sulle droghe va...in fumo.

Il governo continua a vivere su piani lontani anni-luce dalla quotidianità, nei quali le questioni ideologiche vengono camuffate in maniera ineccepibile, ma rimangono inattuabili quanto il loro principio ispiratore.

Questo discorso vale più che mai per la campagna della Turco per la depenalizzazione delle cosiddette “droghe leggere”, iniziata dalla sinistra dai tempi di Noé e sottoposta da allora a trattamenti di lifting per renderla socialmente più credibile e, a dispetto dei prevedibili danni, una illusoria tutela verso i giovani.

Da alcuni mesi il Ministro della Salute, invece di fronteggiare i continui scandali di malasanità, insiste in quella che vuole far apparire una battaglia di civiltà, raddoppiando il quantitativo minimo di principio attivo di cannabis disponibile per uso personale e quindi la soglia necessaria per le sanzioni penali.

Il problema non si è presentato sin da subito come uno scippo di competenze del Ministro della Giustizia Mastella(in fondo lui sì che, dopo l’indulto, si è dimostrato esperto ad aumentare le “schifezze in circolazione”). Basta sfogliare i giornali provinciali e far cadere l’occhio sui trafiletti di cronaca locale per accorgersi che, nel corso degli anni, gli arresti per spaccio hanno riguardato nella quasi totalità dei casi le stesse persone. Le iniziali a garanzia della privacy non nascondo la realtà dei fatti ed i limiti tanto rimestati tra “carnefice” e “vittima” sul quale si giocava a far leva.

La volontà di dare maggiore tranquillità a consumatori cronici e spacciatori, ad abbattere una diga che cerca di arginare la vertiginosa diffusione verso età sempre più precoci.

Lo scorso marzo il TAR del Lazio ha messo un freno all’abbattimento di questa diga, sospendendo e poi annullando il suo decreto. I giudici amministrativi, nella sentenza, hanno sottolineato che la motivazione dell’atto del ministro, orientata nell’ambito delle ragioni sanitarie, non spiega le ragioni delle scelte operate, né tanto meno le giustifica sulla base di approfondimenti tecnici specifici sugli effetti delle sostanze stupefacenti in questione, contrastando il principio costituzionale della tutela della salute.

A quel punto la Turco ha cambiato tattica, dimostrando di nuovo la sua vera pelle: a suo avviso il nocciolo della questione non era più la tutela dal carcere dei fruitori incalliti di marijuana & company (scrivesi “consumatori di 40 spinelli giornalieri”, leggesi “spacciatori”), ma l’inapplicabilità dal punto di vista sanitario della stessa legge Fini-Giovanardi e quindi della necessità di istituirne una nuova: muoia Sansone con tutti i Filistei, con la differenza che Sansone se la svigna e da ad intendere che può fare come gli pare e piace.

Ma il citato lifting del motivo ideologico è nuovamente insufficiente, nella sinistra radicale è evidente l’eterna esigenza della libera circolazione delle droghe, basta appena a far la voce grossa nel proprio cortile con la speranza di non farsi sentire per strada.

E' incredibile come uno schieramento politico si impegni nell'allontanare i giovani dalla realtà con la legittimazione dell'uso delle droghe e, contemporaneamente, li voglia deresponsabilizzare, lasciando l’impressione che le emozioni normalmente accessibili da un individuo con le comuni risorse di siano raggiungibili solo con delle scorciatoie.
Inoltre,dopo ben 10 anni, il giornale britannico "The Indipendent" fa retrofront sulla cannabis, segnalando come questa abbia reso schizofrenici ben 25000 inglesi.La notizia ha fatto il giro del mondo, ma dalla Turco, guarda caso, non è ancora arrivata, come del resto tendenze senza dubbio più positive, quali la restrizione verso il consumo delle sigarette, l’incoraggiamento di psicologi e medici a limitare l’utilizzo e l’abuso di psicofarmaci, sostituendoli ove possibile con le proprie forze, oppure con la prevenzione verso quegli stati di alterazione che nel fine settimana assumono conseguenze tragiche.Una controtendenza allucinante, che nonostante una campagna moralizzante contro il doping nello sport ne sostiene uno di carattere mentale. Purtroppo questo ministro ha già creduto di avere uno charme tutto suo, tentando di sostituire uno stimato oncologo con una persona di fiducia, ed infischiandosi di un decreto che richiedeva la distribuzione di un farmaco salvavita poiché personalmente lo ritiene inutile.

Come allora, certe scelte preoccupano ma non sorprendono:non è novità se ogni giorno, con questo governo, avvengono cose turche. Anzi, cose...Turco.

lunedì 2 aprile 2007

L’Unione e l’immigrazione: provano davvero tanta solitudine?

L’attuale governo dimostra la capacità di distrarti dalle sue amenità precedenti promovendone di nuove, in un chiodo-scaccia-chiodo che ha come difetto principale di vedere noi italiani come parete.

Dopo i balletti schizofrenici sull’Afghanistan ed i Dico, adesso sembra il turno di una nuova legge sull’immigrazione, la Amato-Ferrero, infarcita di belle speranze lontane anni-luce dalle necessità quotidiane che come immaginabile sembra voler garantire tutti tranne che noi.

La prima novità (ma non troppo) consiste nella riduzione massiccia dei vincoli per l’ingresso in Italia, ed una conseguente riduzione del livello di controlli.

la seconda, a dir poco fantascientifica, prevede che i pochi soggetti con il decreto di espulsione in tasca concorderebbero il mezzo per il rientro: secondo Ferrero e company individui presi in fragranza di reato avrebbero l’amabilità di scegliere insieme alle questure il mezzo per tornare in una patria che non vogliono e lasciare una terra per la quale hanno fatto carte false nel vero senso della parola.

L’immigrazione si avvarrà delle liste di collocamento degli altri stati: quando non saranno impegnati in conflitti etnici secondo qualcuno avranno la premura di distinguere loro per noi i buoni dai cattivi, i meritevoli dai nullafacenti, inviandoci i primi e tenendosi stretti i secondi. Ammesso che si riducano gli approdi sulle nostre coste (ricordiamo che molti di questi immigrati hanno come meta il nord-Europa) andremmo a prenderli direttamente a casa loro e, contemporaneamente, saluteremmo i non graditi con una stretta di mano. Semplifichiamo l’evento immaginando, nel migliore dei casi, voli charter verso Africa ed Asia quasi vuoti all’andata e strapieni al ritorno, tutto per la manifestazione di un falso buonismo che danneggia anche chi pretende di aiutare. Guardando il progressivo allargamento ad Est dell’Unione Europea si comprende che tali misure(anzi, la cancellazione delle misure esistenti) sono rivolte ad altre realtà, dalle quali non sempre ci guardano di buon occhio. Mentre il resto dell’Europa si muove giustamente con i piedi di piombo, noi ci dimostriamo gli unici scriteriati che di fatto abbattono le frontiere.

Il fiore all’occhiello, in questo senso, è l’abbassamento dei tempi del voto amministrativo a 5 anni, che include la possibilità di candidarsi. Senza voler nulla togliere ai diritti civili, ricordiamo che nel resto del vecchio continente questa possibilità si acquisisce solo dopo 10 – 12 anni, ed avere la pretesa di stabilire questo record rischia soltanto di dare spazio ai novelli Abel Smith in attesa di personali legittimazioni politiche, e non di garantire le esigenze delle comunità di riferimento.

L’impegno di partecipazione ai concorsi pubblici, tra l’altro, si commenta da solo, visto che certi posti risultano attualmente irraggiungibili persino per gli italiani.

L’unico risultato realmente tangibile sarà di aggiungere lustrini alla nostra immagine di paese dei balocchi, costantemente suggerita da quelle organizzazioni criminali che vivono della disperazione ed ingenuità altrui.

Ma a Prodi ed i suoi finti Robin Hood cosa importa? Da gentiluomini si impegnano a fondo per mantenere questa loro immagine, ignorando che il processo di integrazione con la popolazione preesistente non si realizza a colpi di carta bollata o con la prostrazione verso i nuovi arrivati, ma con la conoscenza e comprensione delle regole e tradizioni del territorio ospitante. Non è una coincidenza se gli attentatori che hanno colpito l’Inghilterra due anni fa vi erano nati e cresciuti, così come i rivoltosi nelle periferie di Parigi di alcuni mesi dopo. Qualcosa non quadra, o peggio rischia di non quadrare nei decenni a venire.

Come se non bastasse, vi è l’intenzione di dimezzare i Centri di Accoglienza Temporanea, senza curarsi di quale strada prenderebbero coloro che vi si trovano all’interno.

L’impressione è che il centro-sinistra, in caduta libera sui consensi, cerchi solamente nuovi bacini elettorali. Nella vana speranza di sbagliarci, e che invece vogliano superare quel senso di solitudine dovuto alla progressiva scomparsa dei loro sostenitori, consigliamo a Damiano e Amato di ovviare alla chiusura di questi centri ospitando i clandestini dentro le loro modeste abitazioni, nascondendo simboli religiosi che possano urtare la loro sensibilità.

Per la nostra è tardi, ormai l’ hanno massacrata da tempo.

mercoledì 21 marzo 2007

Un governo che va a _ _ _ _ _ _ _, non solo in senso metaforico!

Complimenti, Prodi...dopo il caso-Rovati, dove un tuo stretto collaboratore aveva progettato lo smembramento della Telecom (e tu sei caduto dalle nuvole), adesso si trova la conferma delle notti brave del tuo portavoce Silvio Sircana, il ferreo censore attraverso il quale, secondo uno dei 12 punti fissati dalla coalizione, doveva emergere la migliore espressione politica del tuo esecutivo.

Mentre tutto passava da Sircana, ecco dove passava lui!
La sua era forse una selezione per la campagna in favore dei DiCo?
Se la sinistra radicale preferisce la piazza, lui predilige la strada?
Aspettando il tram lo ha confuso con qualcosa di fortemente assonante?
Negherà di essere stato “colto in fallo”?
Per la sua sosta c’erano forse altri motivi nascosti?

A nostro avviso, se oltre ad accettarne l’idea della pubblicazione si fosse dimesso od almeno auto-sospeso, avrebbe compiuto un gesto dignitoso...
Alla faccia de “la serietà al governo”!

martedì 20 marzo 2007

Finalmente è stato arrestato Cesare Battisti

Cesare Battisti, ex membro dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo) latitante dal 2004, è stato arrestato il 17 marzo in Brasile.
Interrogato dalla polizia brasiliana su segnalazione e in presenza della polizia giudiziaria francese, Battisti fu uno dei leader dell’organizzazione di estrema sinistra «Proletari armati per il comunismo» (Pac): è stato condannato in via definitiva nel 1993 dalla magistratura italiana, in contumacia, all’ergastolo per il suo coinvolgimento in quattro omicidi nel 1978-1979, tra i quali quello di un gioielliere milanese.
Nel corso degli anni si era costruito intorno la fama di giallista noir, beneficiando della copertura politica del Socialista Mitterrand.
Nel 2004, in previsione di una doverosa estradizione, è fuggito in Brasile.
Finalmente si compie un altro dei faticosissimi passi avanti della giustizia verso quei crimini ideologici degli anni '70 all'apparenza impunibili...

giovedì 15 marzo 2007

P. Coelho a Roma.

Lo scrittore brasiliano Paulo Coelho, considerato uno degli autori più importanti della letteratura contemporanea, incontrerà i suoi ammiratori a Roma.

E’ noto al grande pubblico per “L’alchimista”(1995), “Manuale del guerriero della luce”(1997),”Monte cinque”(1998), “Il cammino di Santiago”(2001),“Undici minuti”(2003), e “Sono come il fiume che scorre”(2006).

Le sue opere, tradotte in ben 61 lingue, hanno venduto oltre 65 milioni di copie in tutto il mondo.

La popolarità di P. Coelho è dovuta anche ai suoi contenuti spirituali della sua produzione letteraria, fortemente condivisi dal nostro mondo giovanile.

L’appuntamento è venerdì 16 marzo alle 18:30 presso l’Arion Bookstore in Via Veneto.

Non mancate!

martedì 13 marzo 2007

AN di Priverno sottolinea il suo “no” alla Turbogas di Pontinia.


Il circolo di Alleanza Nazionale “Giovanni Gentile” di Priverno esprime il suo “no” al progetto di una centrale Turbogas a Pontinia presso il sito industriale di Mazzocchio.

Di fronte alle telecamere di TeleLazio, il portavoce di AN Massimo Cardosi, insieme al vice-presidente Antonio Dini ed al responsabile di Azione Giovani per i monti Lepini Fabio Battisti ha motivato la contrarietà di un partito che vuole dare il suo contributo per impedire uno scempio territoriale.

Congiuntamente ai presidenti delle reti civiche “No turbogas” di Pontinia e Priverno il partito ribadisce la necessità di altre soluzioni che rispettino le esigenze di un territorio a vocazione agricola e turistica, come una centrale a bio-massa od agro-alimentare. Tali soluzioni eviterebbero la dispersione annua di oltre 310 tonnellate di polveri fini ed ultrasottili, in grado creare gravi problemi respiratori, di rovinare nel giro di poco tempo le colture biologiche ed i marchi DOC, DOP e IGT e di danneggiare l’agricoltura e la zootecnia, senza considerare la svalutazione economica di terreni ed abitazioni.

Il regime dei venti punirebbe particolarmente la posizione geografica di Priverno, la quale tra l’altro non otterrebbe alcun beneficio economico per la presenza dell’impianto.

L’opinione negativa di AN verso una simile ipotesi era emersa anche in ambito amministrativo all’interno del Consiglio Comunale e nel corso dell’incontro tra i rappresentanti delle amministrazioni dei comuni limitrofi.

Il circolo, oltre a sottolineare i pericoli conseguenti all’attivazione della centrale, considera che l’assenza dell’obbligo di dismissione della struttura alla fine dell’attività potrebbe trasformarla in una nuova “cattedrale nel deserto”.

lunedì 12 marzo 2007

Dopo “Pacs”, “Dico” : la farsa degli acronimi.

Il termine “Dico”, come del resto “Pacs”, nonostante i presunti buoni propositi ed il suono orecchiabile, tradisce fin da subito la mancanza di garanzie verso la civiltà che secondo alcuni dovrebbe rappresentare...

Il suo acronimo (Diritti e doveri dei conviventi) sembra riprendere tutti, quando in realtà mira esclusivamente ad una piccola nicchia di interessati.

Momentaneamente, per nostra fortuna, grazie alla caduta del governo, la legge sulle unioni di fatto risulta ancora lontana.

In questo contesto, impressiona la facilità con le quali le organizzazioni che la promuovo cerchino lo scontro diretto con la Chiesa, Istituzioni ed associazioni contrarie, rispolverando puntualmente una anacronistica “omofobia”. Sorprende perché le dichiarazioni oggetto di polemica non sono “contro” gli omosessuali, quanto verso la manipolazione del matrimonio stesso e delle sue radici religiose. Per quale motivo si dovrebbero scopiazzare i canoni della famiglia classica? Solo per avere un cognome unico, o giustificare dei beni in comune? E’ paradossale vedere come certi ambienti “progressisti” dileggino il suo vincolo con il principio della convivenza ed al tempo stesso lo vogliano far proprio.

La smania di delegittimazione dei riferimenti cristiani calca dei cliché avviati da tempo: “la chiesa si deve aggiornare”(come se fosse un prodotto commerciale da adeguare alle stagioni), “cosa ne sanno loro della famiglia”(neanche se i sacerdoti provenissero dalla strada), “tanto ci sono anche tra di loro”(la ciliegia sulla torta in questi casi è un pettegolezzo fuori luogo da far passare come verità scientifica).

L’impressione generale, in questi casi, è di essere bombardati da un messaggio subliminale, in grado di ripetere che se la Chiesa rivela una sua posizione, proprio perché è la sua è meglio fare l’opposto...

Tornando sul Dico, è bene ricordare che non si tratta in primis di una battaglia civile, ma laica: una simile legge non trova simpatie e sostegni in nessuna delle numerose religioni del nostro pianeta, dove, a guardar bene, dall’alba dei tempi, c’è una posizione chiara verso la sessualità distante dalla possibilità o volontà di procreazione, e la storia di Sodoma e Gomorra ha sempre avuto la sua collocazione nella Sacra Bibbia, e non in un moderno best-seller...

I valori di riferimento del Cattolicesimo non sono, in sostanza, una novità, così come non lo sono la sua visione sociale ed etica.

La novità, invece, che appartiene alle ultime generazioni si trova nella relativa facilità con il quale in occidente si ottengono dei beni di consumo: con una adeguata copertura economica alle spalle, basta firmare un documento e si ottiene una casa, un’automobile, un computer, e con la medesima facilità con la quale si ottengono si cambiano...perché sorprendersi se arrivati a questo punto qualcuno creda che per vivere insieme alla persona amata basti mettere un’altra firma?

Sarebbe questo il presupposto massimo di solidarietà?

Si vuol suggerire questo alle coppie eterosessuali in procinto di sposarsi?

In fondo, invece di dimostrare fiducia verso la persona che si vuole avere vicino, un simile progetto si trasformerebbe in un ennesimo bene di consumo.

Le relazioni sentimentali, inoltre, riguardano la sfera privata della vita di una coppia, e non le ridicole provocazioni in stile “Gay Pride”. La strumentalizzazione sistematica in corso negli ultimi tempi verso la famiglia è immotivata sia dal punto di vista religioso che sociale: perché in un matrimonio un uomo dovrebbe indossare un abito da sposa? Certe farse offendono la famiglia classica, e non contribuiscono in alcun modo alle rivendicazioni di chi non è eterosessuale.

Un altro pessimo esempio è stata la“deriva zapateriana” della famiglia in Spagna, dove a livello civile per evitare dei distinguo nella sua composizione i termini “marito” e “moglie” sono stati sostituiti con “coniuge”, e “padre” e “madre” con “genitore”. Tale scelta si rivela aberrante anche dal solo punto di vista statistico, in quanto stiamo parlando di un’esigua minoranza rispetto alla popolazione complessiva: per rendere meglio l’idea, immaginiamo che la comunità di origine tedesca in Alto Adige, “offesa” dalla predominanza della lingua italiana sul territorio nazionale, ottenga la creazione di un idioma intermedio per non sentirsi discriminata...non si tratterebbe di un gravissimo insulto verso le tradizioni e la vita di oltre il 99% della popolazione? Come se non bastasse, questa sorta di minimo comune multiplo disconosce di fatto l’importanza dei peculiari ruoli affettivi che le due figure hanno per i figli. Sigmund Freud, al di là dello scalpore che suscitava nelle sue interpretazioni della sessualità, ricordava quanto fosse importante per una sana identità del bambino la “triangolazione edipica”, ovvero quella combinazione inconscia di amore verso il genitore del sesso opposto e l’ostilità/timore verso quello dello stesso sesso.

Analoga a questa teoria troviamo, universalmente riconosciuta, l’importanza per il bambino di figure genitoriali diverse, punti di riferimento palesemente distinti, necessari per evitare disturbi nello sviluppo.

Altro che sigle di comodo per mascherare la realtà dei fatti!...

A meno che non si voglia accusare di “omofobia” il pensiero di Freud e di tutti coloro che contribuiscono alla realizzazione di manuali di psicologia e psichiatria, consigliamo alle ipotetiche vittime e chi li difende a spada tratta di non considerare la famiglia come un’esclusiva condizione di diritti, o peggio come uno dei tanti contratti dell’esistenza...

Le Brigate Rosse ed i segreti di Pulcinella della sinistra.


Tra le anomalie e le contraddizioni dell’Italia, non si può fare a meno di considerare che il terrorismo politico, nei suoi allucinanti programmi all’insegna dell’eversione e della distruzione dell’ordine costituito, presenta delle clamorose costanti con la passata generazione.

Quello che non dovrebbe stupire è l’ambiente della sua maturazione: gli stessi gruppi sindacali, gli stessi centri sociali, le stesse categorie che mescolano ceti, ideologi dichiarati ed insospettabili vicini di casa.

Quello che invece dovrebbe stupire, oggi più che mai, è il sottile (ma non troppo) filo che lega questi ambienti al...potere. Puntualmente, infatti si scoprono rapporti di solidarietà, condivisioni di ideali e perfino conoscenza reciproca con esponenti politico-sindacali, inutile ricordare di quale schieramento.Un sostegno mediatico che ingloba il “soccorso rosso” degli anni ’70 e, contemporaneamente, la campagna diffamatoria verso Marco Biagi attiva fino a pochi giorni prima del suo omicidio.

Quando alla fine si scopre che la metà dei coinvolti era iscritta alla CGIL si sviluppa un’indignazione non troppo convinta, seguita da solenni promesse di trovare tutte le mele marce, che guarda caso si sviluppano sempre nello stesso cestino.

Non ne abbiano a male i suoi iscritti che non c’entrano nulla, ma sono passati solo 5 anni dalla scoperta di legami comprovati tra alcuni esponenti della CGIL stessa e le BR: il presidente della FIOM-CGIL del Friuli-Venezia-Giulia fino al 1982 brigatista e condannato per banda armata, il caso-Zanussi, dove la stessa FIOM-CGIL sosteneva il movimento eversivo e l’esponente sospeso dal sindacato per aver spedito delle minacce anonime a nome delle BR. Sono curiose, fra l’altro, le numerose assunzioni al suo interno di ex-brigatisti durante l’era di Cofferati.

Coincidenze?

In questo segreto di Pulcinella troviamo la sintesi un corto circuito ideologico, dove le forze dell’ordine finiscono sotto processo più facilmente di coloro che fermano e arrestano, dove i sindacalisti diventano politici e dove chi vorrebbe cambiare il sistema ne è in realtà parte integrante.

Come se non bastasse, dovremmo preoccuparci delle future intenzioni non solo dei brigatisti a piede libero, ma anche di quelli...arrestati, perché nonostante che siano in attesa di un processo, visto l’allarmante parallelo, sarebbe il caso di rinfrescare la memoria sugli attuali passatempi dei terroristi di ieri, solo citandone alcuni: Curcio tiene lezioni all’università ed è proprietario di una casa editrice, Morucci è un salottiere che scrive e presenta libri sugli anni di piombo, accuratamente epurati delle sue gesta, D’Elia è diventato un parlamentare della Rosa nel Pugno, Lollo vive discretamente in Brasile da dove ha sostenuto la lista degli italiani nel mondo per l’Unione, la Baraldini presiede conferenze contro gli americani, La Ronconi si trova nella Consulta nazionale per le tossicodipendenze, Sofri è un editorialista...

Non solo c’è da chiedersi cosa faranno un domani gli attuali brigatisti, ma a conti fatti, considerata la fortuna degli altri, perché sorprendersi se Oreste Scalzone si improvvisi personaggio in cerca d’autore, tentando di ritagliarsi un suo spazio? Dopo grazie ed indulti non si è garantita solo l’impunità, ma si è trasmessa alla nuova generazione un’impronta di menefreghismo verso il pericolo di far scorrere del sangue innocente, di superficialità verso una causa che, se “ignorata” anche dalle istituzioni, di certo non è temuta. Questa smania di dimenticare è percepita come uno sfregio da chi, ieri ed oggi, se ne è fatto portavoce, ed in forme diverse la sostiene giustificando la sacralità di certe battaglie sociali e la relatività dei mezzi. Nessun pentimento, eccetto quello di aver sbagliato metodo, in barba ad ogni forma etica. Non si sforzano di trovare differenza tra la violenza verbale e quella fisica? E tra l’assedio ad una camionetta dei carabinieri ed un corteo contro la globalizzazione? E tra un colpo d’arma da fuoco ed uno di grancassa?

Tirate le somme, la speranza più avvertita sarà probabilmente quella di non ritrovarsi tra qualche anno i terroristi attuali in un reality show, pericolosi come modello anche senza pistola.