domenica 15 aprile 2007

Il paese dei balocchi...per chi non li merita

Affermiamolo subito, senza girarci troppo attorno o lasciare adito interpretazioni ambigue che non corrispondono all’evidenza: a livello istituzionale nell’ultimo anno noi italiani siamo passati spesso per degli imbecilli. Senza troppi sforzi, senza spettegolezzi da mercato, sono risultati più che sufficienti le incoerenti posizioni in politica estera e le loro conseguenze. Senza scomodare certe idee ante litteram sulla pace ed i mezzi su come ottenerla, basta osservare un paio di recenti episodi per considerare come la nostra impronta istituzionale di imbecilli si rinomata all’estero e tra gli stranieri in Italia.

La storia di Mastrogiacomo e le sue pieghe più truci hanno svelato quanto la nostra debolezza non sia un mistero per gente abituata a trattare (e bistrattare) con le vite umane. A questo possiamo aggiungere l’incapacità di Prodi e D’Alema di utilizzare le risorse che uno stato ha per il benessere dei propri cittadini: non il consolato, non l’unità di crisi della Farnesina, e nemmeno i servizi segreti che in varie circostanze hanno fatto la differenza, ma Gino Strada, la massima autorità di un’associazione che pubblicamente disprezza sia i motivi per i quali il nostro esercito si trova lì che tutto quello che ne deriva...c’è da sorprendersi che il risultato “umanitario” della transazione sia stato la morte dei due accompagnatori del giornalista, la scarcerazione di 5 guerriglieri e l’arresto di un suo collaboratore? Se a tutto questo aggiungiamo il veleno che ha scaricato sullo stesso Prodi...un mediatore come lui vi darebbe fiducia come amministratore del condominio?

Dati i freschi precedenti, è inutile ricordare a quale nazione appartengono i soldati bersagliati dai terroristi per ottenere dei facili successi politici...

L’altro episodio coincide con gli incidenti creati dalla comunità cinese di Via Sarpi a Milano, originati dal non voler pagare una multa. I rivoltosi hanno mostrato orgogliosi la bandiera della Repubblica Popolare Cinese, un posto dove quando si finisce in galera la chiave della cella viene buttata via per molto meno. Oltre ad incoraggiare vivacemente questi buontemponi a tornarsene nella loro amata patria, sarebbe curioso interrogarli sul loro concetto di “integrazione”, e la differenza che intercorre tra questa e l’idea che possano esistere delle zone franche dove una etnia possa acquisire dei diritti ma non dei doveri verso lo stato ospitante.

Anche in questo caso la sinistra cosa fa? Straparla a mezzo stampa, lamentandosi della repressione da parte delle forze dell’ordine confondendo le cause con le conseguenze.

In entrambi i casi, dire che amiamo far rispettare i nostri diritti, dentro e fuori l’Italia, è puro sarcasmo. In entrambi i casi, dentro e fuori l’Italia, gli stranieri che credono (e riescono) a vivere ed agire al di fuori di regole universalmente condivise sentono di poter contare su alcuni nostri connazionali, indefessi anti-italiani ed anti-occidentali in nome di una divinizzazione di comportamenti culturali ed antropologici alternativi ai nostri. Non si perdona un’esecuzione capitale di uno stato, giustamente deprecabile, ma si sorvola su attacchi-kamikaze e sgozzamenti di civili inermi.

Nell’Italia, il paese dei balocchi, questi possono essere raggiunti da chi non ne merita nemmeno l’ombra, se non addirittura esportati fregandosene dei “dazi” da pagare verso le altre identità nazionali.

Globalizzazione o meno, è proprio vero che il battito d’ali d’una farfalla possa teoricamente innescare una tempesta dall’altra parte del mondo. Tuttavia, senza nulla proferire verso le regole della natura, ci sentiremmo più sicuri se certi applausi, più di un battito d’ali, non contribuissero all’aumento di vetrine devastate e di morti innocenti.

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