domenica 8 aprile 2007

Quando il buonsenso sulle droghe va...in fumo.

Il governo continua a vivere su piani lontani anni-luce dalla quotidianità, nei quali le questioni ideologiche vengono camuffate in maniera ineccepibile, ma rimangono inattuabili quanto il loro principio ispiratore.

Questo discorso vale più che mai per la campagna della Turco per la depenalizzazione delle cosiddette “droghe leggere”, iniziata dalla sinistra dai tempi di Noé e sottoposta da allora a trattamenti di lifting per renderla socialmente più credibile e, a dispetto dei prevedibili danni, una illusoria tutela verso i giovani.

Da alcuni mesi il Ministro della Salute, invece di fronteggiare i continui scandali di malasanità, insiste in quella che vuole far apparire una battaglia di civiltà, raddoppiando il quantitativo minimo di principio attivo di cannabis disponibile per uso personale e quindi la soglia necessaria per le sanzioni penali.

Il problema non si è presentato sin da subito come uno scippo di competenze del Ministro della Giustizia Mastella(in fondo lui sì che, dopo l’indulto, si è dimostrato esperto ad aumentare le “schifezze in circolazione”). Basta sfogliare i giornali provinciali e far cadere l’occhio sui trafiletti di cronaca locale per accorgersi che, nel corso degli anni, gli arresti per spaccio hanno riguardato nella quasi totalità dei casi le stesse persone. Le iniziali a garanzia della privacy non nascondo la realtà dei fatti ed i limiti tanto rimestati tra “carnefice” e “vittima” sul quale si giocava a far leva.

La volontà di dare maggiore tranquillità a consumatori cronici e spacciatori, ad abbattere una diga che cerca di arginare la vertiginosa diffusione verso età sempre più precoci.

Lo scorso marzo il TAR del Lazio ha messo un freno all’abbattimento di questa diga, sospendendo e poi annullando il suo decreto. I giudici amministrativi, nella sentenza, hanno sottolineato che la motivazione dell’atto del ministro, orientata nell’ambito delle ragioni sanitarie, non spiega le ragioni delle scelte operate, né tanto meno le giustifica sulla base di approfondimenti tecnici specifici sugli effetti delle sostanze stupefacenti in questione, contrastando il principio costituzionale della tutela della salute.

A quel punto la Turco ha cambiato tattica, dimostrando di nuovo la sua vera pelle: a suo avviso il nocciolo della questione non era più la tutela dal carcere dei fruitori incalliti di marijuana & company (scrivesi “consumatori di 40 spinelli giornalieri”, leggesi “spacciatori”), ma l’inapplicabilità dal punto di vista sanitario della stessa legge Fini-Giovanardi e quindi della necessità di istituirne una nuova: muoia Sansone con tutti i Filistei, con la differenza che Sansone se la svigna e da ad intendere che può fare come gli pare e piace.

Ma il citato lifting del motivo ideologico è nuovamente insufficiente, nella sinistra radicale è evidente l’eterna esigenza della libera circolazione delle droghe, basta appena a far la voce grossa nel proprio cortile con la speranza di non farsi sentire per strada.

E' incredibile come uno schieramento politico si impegni nell'allontanare i giovani dalla realtà con la legittimazione dell'uso delle droghe e, contemporaneamente, li voglia deresponsabilizzare, lasciando l’impressione che le emozioni normalmente accessibili da un individuo con le comuni risorse di siano raggiungibili solo con delle scorciatoie.
Inoltre,dopo ben 10 anni, il giornale britannico "The Indipendent" fa retrofront sulla cannabis, segnalando come questa abbia reso schizofrenici ben 25000 inglesi.La notizia ha fatto il giro del mondo, ma dalla Turco, guarda caso, non è ancora arrivata, come del resto tendenze senza dubbio più positive, quali la restrizione verso il consumo delle sigarette, l’incoraggiamento di psicologi e medici a limitare l’utilizzo e l’abuso di psicofarmaci, sostituendoli ove possibile con le proprie forze, oppure con la prevenzione verso quegli stati di alterazione che nel fine settimana assumono conseguenze tragiche.Una controtendenza allucinante, che nonostante una campagna moralizzante contro il doping nello sport ne sostiene uno di carattere mentale. Purtroppo questo ministro ha già creduto di avere uno charme tutto suo, tentando di sostituire uno stimato oncologo con una persona di fiducia, ed infischiandosi di un decreto che richiedeva la distribuzione di un farmaco salvavita poiché personalmente lo ritiene inutile.

Come allora, certe scelte preoccupano ma non sorprendono:non è novità se ogni giorno, con questo governo, avvengono cose turche. Anzi, cose...Turco.

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