Dopo “Pacs”, “Dico” : la farsa degli acronimi.
Il termine “Dico”, come del resto “Pacs”, nonostante i presunti buoni propositi ed il suono orecchiabile, tradisce fin da subito la mancanza di garanzie verso la civiltà che secondo alcuni dovrebbe rappresentare...
Il suo acronimo (Diritti e doveri dei conviventi) sembra riprendere tutti, quando in realtà mira esclusivamente ad una piccola nicchia di interessati.
Momentaneamente, per nostra fortuna, grazie alla caduta del governo, la legge sulle unioni di fatto risulta ancora lontana.
In questo contesto, impressiona la facilità con le quali le organizzazioni che la promuovo cerchino lo scontro diretto con la Chiesa, Istituzioni ed associazioni contrarie, rispolverando puntualmente una anacronistica “omofobia”. Sorprende perché le dichiarazioni oggetto di polemica non sono “contro” gli omosessuali, quanto verso la manipolazione del matrimonio stesso e delle sue radici religiose. Per quale motivo si dovrebbero scopiazzare i canoni della famiglia classica? Solo per avere un cognome unico, o giustificare dei beni in comune? E’ paradossale vedere come certi ambienti “progressisti” dileggino il suo vincolo con il principio della convivenza ed al tempo stesso lo vogliano far proprio.
La smania di delegittimazione dei riferimenti cristiani calca dei cliché avviati da tempo: “la chiesa si deve aggiornare”(come se fosse un prodotto commerciale da adeguare alle stagioni), “cosa ne sanno loro della famiglia”(neanche se i sacerdoti provenissero dalla strada), “tanto ci sono anche tra di loro”(la ciliegia sulla torta in questi casi è un pettegolezzo fuori luogo da far passare come verità scientifica).
L’impressione generale, in questi casi, è di essere bombardati da un messaggio subliminale, in grado di ripetere che se la Chiesa rivela una sua posizione, proprio perché è la sua è meglio fare l’opposto...
Tornando sul Dico, è bene ricordare che non si tratta in primis di una battaglia civile, ma laica: una simile legge non trova simpatie e sostegni in nessuna delle numerose religioni del nostro pianeta, dove, a guardar bene, dall’alba dei tempi, c’è una posizione chiara verso la sessualità distante dalla possibilità o volontà di procreazione, e la storia di Sodoma e Gomorra ha sempre avuto la sua collocazione nella Sacra Bibbia, e non in un moderno best-seller...
I valori di riferimento del Cattolicesimo non sono, in sostanza, una novità, così come non lo sono la sua visione sociale ed etica.
La novità, invece, che appartiene alle ultime generazioni si trova nella relativa facilità con il quale in occidente si ottengono dei beni di consumo: con una adeguata copertura economica alle spalle, basta firmare un documento e si ottiene una casa, un’automobile, un computer, e con la medesima facilità con la quale si ottengono si cambiano...perché sorprendersi se arrivati a questo punto qualcuno creda che per vivere insieme alla persona amata basti mettere un’altra firma?
Sarebbe questo il presupposto massimo di solidarietà?
Si vuol suggerire questo alle coppie eterosessuali in procinto di sposarsi?
In fondo, invece di dimostrare fiducia verso la persona che si vuole avere vicino, un simile progetto si trasformerebbe in un ennesimo bene di consumo.
Le relazioni sentimentali, inoltre, riguardano la sfera privata della vita di una coppia, e non le ridicole provocazioni in stile “Gay Pride”. La strumentalizzazione sistematica in corso negli ultimi tempi verso la famiglia è immotivata sia dal punto di vista religioso che sociale: perché in un matrimonio un uomo dovrebbe indossare un abito da sposa? Certe farse offendono la famiglia classica, e non contribuiscono in alcun modo alle rivendicazioni di chi non è eterosessuale.
Un altro pessimo esempio è stata la“deriva zapateriana” della famiglia in Spagna, dove a livello civile per evitare dei distinguo nella sua composizione i termini “marito” e “moglie” sono stati sostituiti con “coniuge”, e “padre” e “madre” con “genitore”. Tale scelta si rivela aberrante anche dal solo punto di vista statistico, in quanto stiamo parlando di un’esigua minoranza rispetto alla popolazione complessiva: per rendere meglio l’idea, immaginiamo che la comunità di origine tedesca in Alto Adige, “offesa” dalla predominanza della lingua italiana sul territorio nazionale, ottenga la creazione di un idioma intermedio per non sentirsi discriminata...non si tratterebbe di un gravissimo insulto verso le tradizioni e la vita di oltre il 99% della popolazione? Come se non bastasse, questa sorta di minimo comune multiplo disconosce di fatto l’importanza dei peculiari ruoli affettivi che le due figure hanno per i figli. Sigmund Freud, al di là dello scalpore che suscitava nelle sue interpretazioni della sessualità, ricordava quanto fosse importante per una sana identità del bambino la “triangolazione edipica”, ovvero quella combinazione inconscia di amore verso il genitore del sesso opposto e l’ostilità/timore verso quello dello stesso sesso.
Analoga a questa teoria troviamo, universalmente riconosciuta, l’importanza per il bambino di figure genitoriali diverse, punti di riferimento palesemente distinti, necessari per evitare disturbi nello sviluppo.
Altro che sigle di comodo per mascherare la realtà dei fatti!...
A meno che non si voglia accusare di “omofobia” il pensiero di Freud e di tutti coloro che contribuiscono alla realizzazione di manuali di psicologia e psichiatria, consigliamo alle ipotetiche vittime e chi li difende a spada tratta di non considerare la famiglia come un’esclusiva condizione di diritti, o peggio come uno dei tanti contratti dell’esistenza...